di Raniero La Valle
(all'Abbazia di Monteveglio il 19 dicembre 2015 nella liturgia in morte di Sandro Baldini)
Le morti non
sono tutte eguali. Ogni morte ha il suo codice di lettura. Sandro stesso ci ha
dato la chiave di lettura per capire la sua. Se quella di don Dossetti , che lui aveva
accompagnato come medico con grande amore, era stata una morte attesa con
“fervore”, la sua sarebbe stata una morte con dolcezza. Me l’ha detto quando,
informandomi qualche mese fa della sua malattia, mi spiegò come si sentisse
tranquillo, perché come il guerriero del salmo 127 aveva la sua faretra piena
di frecce, che erano i suoi figli, e perciò non aveva da temere quando, come
dice il salmo, sarebbe venuto “alla porta a trattare con i propri nemici”.
La trattativa
col nemico era la trattativa con la morte, ma lui sapeva che quel nemico
sarebbe stato solo provvisoriamente vittorioso perché, uomo della Parola, aveva
appreso dalla lettera ai cristiani di Corinto che quel nemico, sia pure per ultimo,
sarebbe stato sconfitto. E intanto lui l’avrebbe affrontato con dolcezza e con
la gioiosa sicurezza di avere molte frecce al suo arco, non solo gli undici
figli, ma l’amatissima moglie, i diciannove meravigliosi nipoti, gli amici.
Sandro viveva
e pregava con i salmi. E il salmo 127 ieri ha fatto il giro del web, perché
così in rete è stato ricordato dagli amici e dai compagni di lotta. Quel salmo
che egli aveva citato per dare conto della sua morte, raccontava in realtà
anche il senso della sua vita. È infatti il canto di una “Salita” al monte del
Signore, fatta in un totale abbandono a Dio. Dice infatti: “Se il Signore non
costruisce la casa invano si affaticano i costruttori, se il Signore non vigila
sulla città invano veglia la sentinella”. L’abbandono in Dio che Sandro aveva
appreso alla scuola di Dossetti non significava però che non dovesse
affaticarsi per costruire la casa e che come sentinella non dovesse vigilare
sulla città. E questo egli ha fatto quando si è messo di sentinella per salvare
la Costituzione senza sapere quanto lunga sarebbe stata la notte.
Per questo è
molto significativo che queste esequie si svolgano qui, nell’abbazia di
Monteveglio. Qui tutto è cominciato: qui è nato il movimento monastico
dossettiano, qui si è celebrata la liturgia della Parola dopo il Concilio, qui
la si è interrotta per levare un grido contro l’aggressione alla Palestina e il
silenzio della Chiesa, e qui sono nati i Comitati per la Costituzione di cui
con Dossetti Sandro
Baldini è stato tra i primi promotori e animatori. E anche dopo, senza soste,
egli ha continuato a lavorare con Di Matteo, Serofilli ed altri, per avvertire
tutti del pericolo che incombeva sulla città, un pericolo che invece di
spegnersi si è fatto via via più insidioso e incombente fino alla devastante
riforma in corso con cui vogliono “portare a casa” le spoglie sia del suffragio
universale che della Costituzione; ed egli invece, promuovendo fino all’ultimo
iniziative e comitati referendari, voleva salvarli e lasciare ai giovani come
nostra eredità.
Così anche la
Costituzione entra in questo mistero di prossimità della vita con la morte che
ora celebriamo. È stato breve qui il tragitto tra la porta della casa di Sandro
e la porta di questa abbazia, ed entrambe sono porte sante perché, come ci ha
spiegato papa Francesco, tutte le porte sono sante se vi passa la misericordia. Questa
abbazia era stata per Sandro il luogo della misericordia di Dio, ma anche il
luogo della misericordia politica, della “carità politica”, come la chiamava Paolo VI.
Qui si univano le due città, del cielo e della terra. Baldini, da Monteveglio,
amava la Costituzione come finalmente l’ama anche la Chiesa. E ’di questi
giorni la notizia che il nuovo arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice,
formatosi allo studio della povertà in Lercaro e Dossetti, facendo ingresso in
diocesi piange sull’art. 3 della Costituzione, forse non solo di commozione ma
anche sul suo inadempimento e sul rischio della sua caduta; e papa Francesco
non fa che invocare Repubbliche fondate sul lavoro e non sul denaro, scongiura
di stabilire l’eguaglianza contro la società dell’esclusione e all’ONU chiede
che tutti riconoscano la “sovranità del diritto”: un papa che rivendica la
sovranità del diritto!
Per Baldini
questa era una profezia realizzata, l’unità resa visibile tra amore di Dio e
amore della città, la Costituzione e il Vangelo, una sola risposta di fede, un
unico amore: e ora tutti e due, Costituzione e Vangelo, poggiati su quel corpo
che risorgerà, lo accompagnano nell’ultimo viaggio.
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