La nuova legge elettorale e il
destino della Repubblica
di Raniero La Valle
Ha fatto presto Berlusconi a
innalzare il suo trofeo: queste – ha detto – non sono le riforme di Renzi, sono
le mie riforme, che io perseguo da vent’anni, fin dalla mia discesa in campo. E
Renzi si è vantato di aver fatto in un mese ciò che gli altri non erano
riusciti a fare per vent’anni; gli altri, cioè, appunto, Berlusconi. Sicché non
a torto i costituzionalisti, criticando la legge elettorale presentata dai due,
e giudicandola peggiore del “Porcellum”, hanno scritto che “l’abilità del
segretario del PD è consistita nell’essere riuscito a far accettare alla destra
più o meno la vecchia legge elettorale da essa varata nel 2005 e oggi
dichiarata incostituzionale”.
Nel trofeo innalzato dall’uno e
dall’altro non c’è però solo la legge elettorale, c’è anche l’abolizione del
Senato e la modifica dell’ordinamento costituzionale delle Regioni. Che poi
davvero queste tre riforme vadano in porto è tutto da vedere: gli emendamenti
piovono copiosi, l’accordo PD-Forza Italia è presentato come un prendere o
lasciare, e con questi metodi prepotenti così lontani dalla mediazione politica,
diventa molto probabile che si sfasci tutto, a cominciare dal governo.
In ogni caso, fatta la legge, c’è
chi vorrebbe subito usarla per andare a votare; ma questa legge non lo
permette, a meno di sprofondare nel caos. Ancora nessuno lo ha detto, ma finché
c’è il Senato, che ha un elettorato diverso per età da quello della Camera, c’è
il rischio di due risultati difformi nei due rami del Parlamento: o che il
premio di maggioranza nella Camera dei deputati vada a una coalizione diversa
ed opposta rispetto a quella del Senato, o che scatti al primo turno per una
Camera e solo col ballottaggio per l’altra: altro che sapere la sera stessa
delle elezioni chi ha vinto e governa!
A noi interessa però guardare un
po’ più lontano nel futuro, e intanto cercare di capire perché Berlusconi,
Renzi e il Partito Democratico abbiano concordato e fatto proprie queste tre
riforme.
Per quanto riguarda Berlusconi è
chiaro. Il “Porcellum” è un diritto illegittimo, perché in contrasto con la
Costituzione; ma solo con un diritto illegittimo, che trasforma una minoranza
nell’unica forza dominante in Parlamento, a fronte di un’opposizione ridotta di
numero e resa impotente, si può realizzare il progetto di un capo populista
della destra che diventa padrone di tutto lo Stato. Il cosiddetto “Italicum”,
ad onta della sentenza della Corte costituzionale, riproduce, aggravato, questo
modello di diritto illegittimo.
Anche nella forma esso non si
presenta come una nuova legge elettorale, ma come la vecchia legge corretta per
via di emendamenti; come tale lascia intatta la logica del “Porcellum”, e in
particolare lascia in vigore l’art. 14 bis che tendeva a ridurre la
costellazione politica, sia pure bipolare, a due soli partiti. Infatti esso pretende che i
partiti che confluiscono in una coalizione perdano qualsiasi identità ed
autonomia: essi devono avere lo stesso programma del partito maggiore, lo
stesso capo (anche se interdetto?) e se non superano una certa soglia di voti non
hanno diritto ad entrare con propri rappresentanti in Parlamento. Insomma
Alfano deve avere per capo Berlusconi e Vendola Renzi. Salvo modifiche che
possano essere portate all’ultima ora (ma dai suoi proponenti il testo è stato
presentato come blindato) il progetto Renzi-Berlusconi innalza la soglia di
sbarramento per i partiti coalizzati dal 2 al 5 per cento[1], e
quella per i partiti non coalizzati al livello proibitivo dell’8 per cento dei
voti (impossibile da raggiungere anche per la Lega). Le coalizioni, poi, per
essere ammesse alla ripartizione dei seggi, dovrebbero avere almeno il 12 per
cento dei suffragi, che altrimenti diventano inutili. A questa prima
distorsione del risultato si aggiunge il premio di maggioranza che sarebbe
dato, al primo turno o al ballottaggio, al partito o alla coalizione che abbia
raggiunto il 35 per cento dei voti (che Berlusconi non vuole alzare perché
conta di vincere al primo turno[2]) e
che otterrebbe tra il 53 e il 55 per cento dei seggi. Ciò renderebbe del tutto
sproporzionato, contro la sentenza della Corte, il rapporto tra voti conseguiti
e seggi assegnati, alterando irrimediabilmente la rappresentanza. Di
più, nel nuovo “Porcellum” c’è la conferma delle liste bloccate, anche se più
corte, senza alcuna possibilità di scelta da parte dei cittadini.
Così configurata, la nuova legge
elettorale distrugge il pluralismo politico, e cioè lo specifico della
democrazia; non solo toglie i cespugli, cioè – come dice Renzi – libera i
partiti maggiori dal “ricatto dei piccoli partiti”, ma toglie tutti gli alberi
del bosco lasciandone solo uno a dominare il deserto e un altro, mutilato e
umiliato, a riceverne l’ombra come parte di un unico sistema. In tal modo le
elezioni invece che essere una scelta tra diverse opzioni politiche per il
governo del Paese, si trasformano in una successione ereditaria per la quale il
potere già esistente perpetua se stesso aggiornando di volta in volta per
cooptazione le nomenclature al comando nei due partiti. Dopo tante invettive
contro la casta una legge più castale di così non si poteva immaginare.
Quanto al Senato è evidente l’interesse di
Berlusconi ad abolirlo: dal suo punto di vista non solo la Camera Alta , ma tutto
il Parlamento è una spesa inutile; per la Camera aveva già detto che basterebbe
che si riunissero i capigruppo per decidere ogni cosa, e quanto al rapporto di
fiducia col governo non c’è nessun bisogno del Parlamento, basta la fiducia dei
cittadini. Riguardo poi al titolo V della Costituzione se il Senato e i partiti
sono enti inutili, figurarsi se ci si può far scrupolo delle Regioni, che di
tutto il sistema sono le peggio riuscite.
Ma se per Berlusconi le ragioni di
queste scelte sono chiare, non lo sono affatto per Renzi. La sua dovrebbe
essere un’altra cultura; certo potrebbero influire l’inesperienza dell’età, la
presunzione del narcisismo, la malagrazia nei rapporti personali, soprattutto
con i dissenzienti, l’azzardo del gioco politico, ma un segretario del PD che
d’accordo con Berlusconi crei le condizioni per l’instaurazione del regime
berlusconiano non è spiegabile. Finora ciò è stato impedito dalla resistenza
della Costituzione, dal controllo di legittimità della magistratura, dalle
scelte, anche referendarie, dell’elettorato, dall’opposizione delle forze
democratiche e dello stesso PD; ed ecco che ora al regime interdetto viene di
nuovo spalancata la porta del potere: “con questa legge – ha detto Brunetta –
stravinciamo”.
Probabilmente ciò di cui è
vittima Renzi è la sindrome del Truman-show, del reality, per cui crede che
quello che appare in televisione c’è nella realtà; e in televisione c’è il mito
Renzi, il vincitore, e crede che questo mito non possa avere smentite.
Resta da chiedersi perché il
Partito Democratico è entrato in questa fase di rottamazione. Non è vero che la
sua classe dirigente anelasse da anni a queste riforme per restare sola al
comando. C’era anzi l’idea di essere eredi di un’investitura nobiliare da
salvatori della democrazia. Però si è aperto un vuoto. C’è stata una rottura
più forte di quella provocata dalla “vocazione maggioritaria” di Veltroni, c’è
stata la perdita delle sue culture. Il Partito Democratico ne aveva raccolte
due: della cultura comunista aveva buttato l’acqua sporca insieme al bambino,
restando privo di economia politica; della cultura cattolica aveva intercettato
solo i residui della versione democristiana, restando irraggiungibile dalle
novità della Chiesa conciliare e tanto più, ora dalla critica di sistema di
papa Francesco.
Se queste sono le ragioni del
disastro, le ragioni della rinascita possono essere solo nell’avvento di nuove
culture politiche e di nuovi partiti. Senza cultura e senza partiti la
democrazia non si fa. Ma essi devono essere all’altezza di una vocazione
europea e mondiale e pari alla sfida della incalzante controrivoluzione
postnovecentesca.
Sig Lavalle non avevo letto il suo commento sull'Italicum Mi permetta di dissentire da Lei Sicuramente l'Italicum non e' la migliore legge elettorale che ci si aspettava ma sicuramente molto meglio di tutte le precedenti che hanno segnato la politica italiana Vede io dal 1947 ricordo governi balneari autunnali. diciamo stagionali che cambiavano come cambiamo il vestiario o le ruote delle automobili La mia proposta da sempre e' l'elezione diretta come per esempio quella dei sindaci chi vince governa ed io che ho votato tizio o caio so a chi fare riferimento Inoltre se non sbaglio nel 1993 con un referendum proposto dai radicali le preferenze furono abolite dal popolo italiano sovrano (?) Ritengo quindi che questo italicum che e' sicuramente non incostituzionale e' meno peggio delle precedenti esistenti o esistite Aggiungerei abolizione della bicamerale perfetta una vergogna e riduzione degli onorevoli a soli 200 Chiedo troppo una sua risposta???????
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