domenica 3 maggio 2009

Grazie, Raniero, di darci la possibilità di un voto diverso

Caro Raniero,
la tua scelta di accettare la candidatura mi fa davvero felice e non mi sorprende.
Non mi sorprende: perché è in linea di perfetta coerenza con la storia delle tue scelte politiche ed etiche; non risalgo molto indietro nel tempo, come pure sarebbe possibile fare (dall'"Avvenire d'Italia" tuo e di Pratesi - quando ti incontrai per la prima volta - fino al lavoro meraviglioso da te svolto nella Sinistra Indipendente, al Senato e alla Camera).
Mi limito a ricordare un solo episodio, e lo ricordo io dato che non lo fa nessun altro: la tua diponibilità ad accettare un assessorato (peraltro marginale e per pochi mesi) nell'ultima Giunta Rutelli, e questo solo per favorire la ricomposizione fra il centrosinistra e Rifondazione; quell'obiettivo, anche grazie al tuo impegno, fu raggiunto, e Veltroni poté diventare Sindaco di Roma con l'appoggio organico e determinante di Rifondazione Comunista.
Ma in quei mesi di duro e fruttuoso lavoro (ricordo il fondamentale Convegno internazionale "Roma cambia Millennio" da te promosso) tu avevi commesso una 'colpa' inescusabile, quella di non unirti al coro di linciaggio di Rifondazione al tempo della rottura con Prodi (e - non scordiamocelo mai! - della guerra "umanitaria" in Jugoslavia); quella colpa ti fu fatta pagare con una nuova emarginazione dalla Giunta di Veltroni Sindaco, che peraltro usava (o copiava?) molte delle tue proposte.
Imperdonabile fu allora per Rifondazione accettare quella tua emarginazione, cioè di non difendere te, e con te la propria stessa dignità politica.
Credo che nessuno del mio Partito ti disse allora grazie, o ti chiese scusa: lo faccio oggi io pubblicamente qui, da semplice iscritto, eppure di certo a nome di tutti/e i/le comunisti/e di Rifondazione di Roma.
Ma la tua scelta mi fa anche felice: io sono convinto che una presenza politica comunista in Italia non si rifonda se non si rifondano assieme la democrazia e la politica.
Questo nesso è stato sempre chiaro nel tuo pensiero e nel tuo insegnamento: fuori dalla democrazia e dalla politica esiste solo il dominio del capitale, esiste solo l'anomìa e la rassegnazione delle grandi masse, esiste solo il "berlusconismo", anche nelle sue varianti, subalterne e grottesche, "di sinistra".
Sì, esiste, eccome!, anche un "berlusconismo" masochista "di sinistra": come definire altrimenti l'accettazione della guerra "umanitaria", della centralità del capitale finanziario, del federalismo fiscale e, sul piano istituzionale, del maggioritario, del presidenzialismo, della centralità del leader e della sua immagine?
Come definire altrimenti la scelta di proporre, sostenere, pretendere un referendum per ... dare il premio di maggioranza al PdL e distruggere tutti i Partiti, a cominaire da quelli di sinistra senza cui non si potrà mai battere Berlusconi?
La tua stessa figura di politico e di intellettuale - lasciamelo dire- è la prova di come nella Costituzione e nei suoi valori ci sia tutto ciò che ci serve, che ci servirebbe, che ci servirà, per uscire da questa notte della Repubblica.
Le cose nobili che scrivi - anche se, come sempre, con il garbo che ti caratterizza - a proposito della nostra ultima scissione (e della nostra prima ricomposizione!) sono una vera lezione di politica e di storia. Se non c'è democrazia senza politica e senza partecipazione diretta e protagonista delle grandi masse e delle loro organizzazioni, allora non c'è democrazia senza Partiti.
Si tratta di rinnovarli, anzi addirittura di ri-fondarli, facendo tesoro delgi errori vecchi e nuovi (e fra i nuovi errori micidiali c'è senza dubbio l'istituzionalismo, che è tanta parte del DNA di "Sinistra e libertà"), ma liberarsi dei Partiti, uscirne disinvoltamente, anzi pretendere di scioglierli in nome di un "nuovismo" occhettiano e senza princìpi, significa solo tagliare le radici della nostra storia collettiva, significa solo far (ri-)diventare la classe proletaria plebe, anzi "'ggente", con due 'g'. Gente isolata e inebetita, gli uni contro gli altri armati, i penultimi a odiare gli ultimi, tutti soli col telecomando in mano davanti alle Tv di Berlusconi che sarebbero libere (come sono state in questi ultimi anni) di forgiare il nuovo senso comune reazionario, razzista, sessista, clericale, in ultima analisi fascisteggiante.
No, non è questo il modello di democrazia della nostra Costituzione, che richiede invece coscienza, organizzazione, protagonismo dei cittadini, e dunque pluralismo necessario delle loro necessarie organizzazioni, sindacali e partitiche. E queste, a loro volta, non possono essere senza la propria storia, senza cioè rinnovare il nesso che lega, in un Partito tre elementi:
(a) dei settori di popolo (una classe, secondo me) con
(b) una intellettualità diffusa che in quel popolo si riconosce e
(c) con un sistema di idee e di valori, con una cultura, con una storia che conferisce identità e significato a quello stare insieme.
Gramsci chiama "connessione sentimentale" questo nesso che fonda il Partito, e sono certo che questa espressione ti piace, come piace a me.
Dunque la tua candidatura guarda al futuro, anzi, di più: ci indica una strada concreta da percorrere.Io credo che nel Parlamento europeo tu potrai portare tutto questo, e le cose che più sono tue e del tuo mondo, a cominciare dalla lotta per la pace.
Per questo ti voterò con convinzione e sosterrò la tua candidatura con tutto quel poco che sarò in grado di fare.
Con affetto pari alla stima, Raul Mordenti

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